Tra la Risurrezione del Signore e la Pentecoste (domenica prossima) s’inserisce la solennità dell’Ascensione, in cui la liturgia invita a meditare l’assunzione di Gesù in Cielo.
A parlare dell’evento è in modo più dettagliato la prima lettura della Messa, tratta dagli Atti degli Apostoli, e lo fa ispirandosi al racconto biblico del rapimento di Elia (2Re 2, 9-15).
Mentre quest’ultimo camminava con il discepolo Eliseo, infatti, ascese in cielo su un carro di fuoco trainato da cavalli di fuoco. Poco prima il profeta aveva invitato il seguace a fargli una richiesta, e questi aveva risposto: “Due terzi del tuo spirito diventino miei“. Eliseo, quindi, ricevette in eredità dal suo signore il mantello e lo spirito profetico, con cui ne continuò l’opera.
Tra le due ascensioni ci sono diverse affinità narrative ma anche sostanziali differenze.
Ad ogni modo, pure Gesù salendo al Cielo fa dono dello spirito ai discepoli perché ne continuino l’opera. Tuttavia offre infinitamente di più del solo carisma profetico: lascia in eredità lo Spirito Santo.
Così, con l’Ascensione la Chiesa prende il posto di Cristo e Cristo prende posto nella Chiesa. Da questo momento Gesú abita la vita di ogni discepolo, chiunque sia, se lui abita nel suo cuore.
Don Michele Fontana